IN PUNTA DI PLETTRO – COMPOSITORI NELLA SVIZZERA ITALIANA

Orchestra mandolinistica di Lugano - diretta da Mauro Pacchin

22 Tracks

Piccola Suite - Preludio

Mario Vicari

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Piccola Suite - Valzer

Mario Vicari

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Piccola Suite - Gavotta

Mario Vicari

IN PUNTA DI PLETTRO – COMPOSITORI NELLA SVIZZERA ITALIANA

Piccola Suite - Tarantella

Mario Vicari

IN PUNTA DI PLETTRO – COMPOSITORI NELLA SVIZZERA ITALIANA

Madrigal

Angelo Barvas

IN PUNTA DI PLETTRO – COMPOSITORI NELLA SVIZZERA ITALIANA

Canone all'unisono

Enrico Dassetto (solisti mandolino_ Nicola Bühler, Antonella Grassi, Eros Grassi, Katia Tettamanti)

IN PUNTA DI PLETTRO – COMPOSITORI NELLA SVIZZERA ITALIANA

Nostalgie Ticinesi

Bruto Mastelli

IN PUNTA DI PLETTRO – COMPOSITORI NELLA SVIZZERA ITALIANA

Liuto gentile

Rosario Gargano

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Ricercari – Entrada

Otmar Nussio (solista chitarra_ Gabriele Cavadini)

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Ricercari – Sarabanda

Otmar Nussio (solista chitarra_ Gabriele Cavadini)

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Ricercari – Minuetto

Otmar Nussio (solista chitarra_ Gabriele Cavadini)

IN PUNTA DI PLETTRO – COMPOSITORI NELLA SVIZZERA ITALIANA

Ricercari – Pastorella

Otmar Nussio (solista chitarra_ Gabriele Cavadini)

IN PUNTA DI PLETTRO – COMPOSITORI NELLA SVIZZERA ITALIANA

Ricercari – Giga

Otmar Nussio (solista chitarra_ Gabriele Cavadini)

IN PUNTA DI PLETTRO – COMPOSITORI NELLA SVIZZERA ITALIANA

Mandolinata

Ruggero Leoncavallo; arr. M. Pacchin

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Canto del Ticino

Carlo Florindo Semini; arr. M. Pacchin

IN PUNTA DI PLETTRO – COMPOSITORI NELLA SVIZZERA ITALIANA

Alma

Ivo Antognini (solista flauto diritto_ Nicola Bühler

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Segmenti

Mauro Pacchin

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En face de Lully – Marche

Claudio Cavadini

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En face de Lully - Chanson

Claudio Cavadini

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En face de Lully - Saltarelle

Claudio Cavadini

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Fantasia

Francesco Hoch (da L'isola dell'amore)

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Canto e Inno della Terra

Giovanni Battista Mantegazzi (da Sacra Terra del Ticino); arr. M. Pacchin

IN PUNTA DI PLETTRO – COMPOSITORI NELLA SVIZZERA ITALIANA

 

Solista ospite: Gabriele Cavadini, chitarra

 

Dal 30 aprile al 3 maggio 1898, in occasione del primo centenario dell’indipendenza ticinese, a Lugano si tenne un convegno mandolinistico con la partecipazione del Circolo Mandolinisti di Chiasso, dei circoli mandolinistici “Ticino” di Zurigo e Winterthur e del Circolo Mandolinisti e Chitarristi di Lugano, che eseguì il preludio all’atto primo e terzo della Traviata. La circostanza metteva a fuoco esemplarmente il ruolo degli strumenti a plettro in una fine secolo in cui venivano a determinarsi nuovi equilibri estetici in campo musicale, riflettenti l’articolata condizione a cui era giunta la cosietà. Accanto alla tradizione bandistica i gruppi di strumenti a plettro venivano a ricoprire una funzione istituzionale mediatrice tra cultura alta e cultura popolare inalberando, soprattutto in una regione quale la Svizzera italiana fiera della propria distinzione (e pour cause, conseguentemente all’affermarsi del turismo da una parte e agli effetti disarticolanti dell’emigrazione italiana dall’altra), una specificità che ne avrebbe salvaguardato l’identità, pur con più di uno scotto da pagare al luogo comune del “popolo allegro”, canterino, chiassoso e colorito. In verità il rapporto che certamente favorì tale fioritura musicale, e che nel 1925 portò il circolo mandolinistico luganese sotto la guida di Angelo Barvas a vincere il primo premio al Concorso internazionale di Lucerna, rispecchia una microstoria di contrapposizioni culturali tra radioso estro meridionale e la severa disciplina espressiva alemannica, iscrivendosi nella più ampia storia di relazioni tra la tradizione italiana e le manifestazioni nordiche che, nonostante il muscoloso impegno del fascismo a correggere l’immagine sentimentale dell’Italiano mandolinaro e tenorile edonisticamente asservito agli orecchi forestieri, tiene duro ancora oggi all’ombra dei bocelliani arrembaggi melodici e dell’insinuante messaggio canoro della musica leggera d’esportazione.

Eppure non fu Napoli la sola patria del mandolino, benché l’associazione del vibrante suono del plettro e quella tradizione sia più che assodata, così come è certo che lo strumento non provenga dalla tradizione contadina. La sua identificazione con l’immagine e con l’espressione languida e melanconica del Pierrot, rimasta fin nelle manifestazioni più ermetiche del decadentismo e oltre (dall’Histoire d’un Pierrot di Costa alla Serenade op. 24 di Schönberg), lo rivela come prodotto di cultura urbana, come strumento di una borghesia che, praticandolo dapprima nella sommessa intimità del salotto femminile, ne capì il potenziale come di strumento da condividere con gli strati sociali inferiori per la franchezza espressiva in grado di tradurre anche i raffinati messaggi dei piani alti della cultura alla musica del sentire ingenuo e schietto popolare. Ce ne rendiamo conto soprattutto dopo il salto prodotto nell’ultimo mezzo secolo nella cosienza dell’ascolto, dove, con l’elevazione elettrica del suono agli odierni livelli assordanti, si è quasi completamente persa la percezione delle sfumature che nutrivano di finezze e di inventiva le partiture di quei gruppi musicali, generosamente impegnati non solo a svolgere un’insostituibile funzione di aggregazione sociale ma anche a garantire una mediazione culturale tra stadi estetici sempre più distini e lontani, costituendo sbocco originale al pezzo caratteristico, a una concezione che, grazie a tale pratica, è riuscita a coltivare fino all’ultimo secolo inoltrato (resistendo all’incrinarsi dell’unità espressiva) l’ambizione di mantenersi fedele a un’organica prospettiva estetica.

Il fatto di constatare la rifioritura di questa pratica, e con essa il recupero di un repertorio tutt’altro che spregevole e addirittura prezioso come testimonianza di conservazione di valori espressivi delicati e di fine sensibilità, è motivo di soddisfazione e di speranza nella capacità di reagire alla tendenza omologante che alla musica tende a chiudere gli spazi di sviluppo e di confronto con il passato.

Carlo Piccardi

 

Registrazione effettuata allo Studio 2 della RSI il 20 e il 27 gennaio 2002

Regia musicale: Gabriele Kamm

Copertina ideata da Jean-Marc Bühler, quadro di Luciano Gatti

Realizzazione grafica: Corrado Bernasconi

Edizioni Musicali e Discografiche, Manno, altrisuoni – The Jazz Label

Si ringraziano: Repubblica e Cantone Ticino, Fondo Lotteria intercantonale

ReteDue della Radio della Svizzera italiana

Ricerche musicali nella Svizzera italiana

Archivio Leoncavallo

Lorenza Guiot

Stefania Isola

Carlo Piccardi

Massimo Zicari

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